L opera frutto del lavoro dell artista locale Mario Brienza è un vero e proprio messaggio alle nuove generazioni. Spiccano infatti all interno della stessa gli apparecchi elettronici usati dai ragazzi nati con la generazione dei social.
Una via contenente alcune pubblicazioni in prosa e poesia degli autori di origini forenzesi.
Una rassegna degli antichi soprannomi della gente forenzese creata per ravvivare e valorizzare una sentina del borgo. Opera di Mario Brienza.
Opera dell artista locale Mario Brienza la galleria è frutto di un iniziativa avente l obiettivo di valorizzare il centro storico di Forenza. Realizzata mediante il riciclo di oggetti e altri materiali rappresenta un piccolo gioiello artistico nel cuore del borgo lucano.
Le sentine erano dei canali di scolo dell acqua piovana oggetto oggi di una particolare riscoperta e valorizzazione da parte di artisti locali i quali con materiali di riciclo hanno realizzato diversi mosaici caratteristici.
Il Giardino Zen opera dell artista forenzese Mario Brienza rappresenta un esempio di street art unico nel suo genere. Attraverso l utilizzo di diversi oggetti e materiali di riciclo l artista è riuscito a ravvivare e valorizzare angoli caratteristici del contesto urbano forenzese.
La torre normanna di Tricarico è una torre che costituiva il cosiddetto maschio del castello del quale faceva parte. Venne dichiarata monumento nazionale nel 1931. Alta 27 metri con pareti che superano in diversi punti i 5 metri di spessore orlata di beccatelli caditoie ed archetti di coronamento si sviluppa su 4 livelli e svetta sulla parte sommitale di un costone roccioso sul quale è edificato il quartiere Monte. La torre costituiva il cosiddetto maschio del castello del quale faceva parte. Il solo castello venne donato alle Clarisse suore di clausura nel 1333 per farvi un convento mentre la torre continuò ad avere una funzione militare fino al Seicento in quanto inserita nel sistema difensivo della città fortificata. Il castello posto all estremo margine sud della città venne ceduto alle Clarisse a seguito del trasferimento dei feudatari in un nuovo castello oggi palazzo ducale collocato al centro dell abitato. In epoca angioina venne costruita alla sua base una scarpa per rafforzarne le capacità di difesa. I visitatori giunti sulla sommità e posizionandosi sulla pietra centrale della superficie possono sentire la propria voce risuonare come in una caverna pur in assenza di pareti. Anche intorno a questo monumento aleggia una leggenda secondo la quale da questa torre si sia uccisa una monaca. Oscuro è il nome della donna che un giorno a tarda notte decise di porre fine alla sua vita buttandosi da questi tanti metri d’altezza facendo così dividere in due il suo corpo. La vicenda dunque narra che potete farle visita ogni giorno solo allo scoccare della mezzanotte.
Era il 1983 quando Constantin Udroiu dissidente politico romeno e massimo esponente della pittura espressionistica bizantina contemporanea avverso alla politica accentratrice del dittatore Nicolae Ceau escu in esilio in Italia arriva a Satriano di Lucania su invito del Sindaco. Sono gli anni del post terremoto e l’Amministrazione Comunale dell’epoca sentiva l esigenza di ricostruire non solo le strutture distrutte dal sisma ma lo stesso tessuto sociale. Vi era la necessità di tornare a vivere e a ritrovare l entusiasmo della quotidianità l entusiasmo del riscatto. L amministrazione comunale nel riaffermare l onore il prestigio e nel promuovere l’immagine dell insigne compaesano Giovanni De Gregorio pittore tra i più brillanti del 1600 e protagonista del manierismo napoletano e nel rilanciare l attrattiva del borgo dà vita ad una delle più belle esperienze artistiche uniche in tutto il meridione d’Italia. Di fronte ad una parete di una nicchia posta in prossimità del centro storico Udroiu stende la sua prima linea di colore e realizza il primo murale della storia di Satriano: un Cristo seminatore in stile bizantino immerso nel contesto del panorama delle campagne satrianesi. Un iniziativa che ha visto sin da subito la collaborazione dell’ARPEC Associazione Arte per comunicare la cui coordinatrice la critica d’arte Marisa Russo venne chiamata per lo studio e l’attuazione. In quegli anni iniziò un lavoro che attirò l’attenzione anche delle testate giornalistiche nazionali tanto che arrivarono a definire Satriano come la capitale dei Murales del Mezzogiorno. Nel giro di pochi anni Satriano iniziò così a colorarsi di opere disegnate sulle facciate di case e palazzi a tracciare un viaggio per immagini nel tempo e nella memoria del borgo infatti queste vere e proprie opere d’arte raccontano il fascino di una terra ricca di leggende e credenze magiche e svelano la storia e il carattere di un popolo e della sua cultura. Nel paese oggi si contano circa 400 opere realizzate da artisti locali e non solo. Le tecniche di realizzazione sono tra le più innovative che garantiscono una resistenza nel tempo della qualità delle opere. A partire da maggio 2021 i Murales di Satriano appartengono al Museo a cielo aperto dei dipinti murali di Satriano di Lucania istituto dalla giunta comunale come luogo di cultura pubblica permanente .
Rotondella in provincia di Matera rientra tra i borghi più belli d’Italia e la sua particolarità è senza dubbio il centro storico che si snoda a spirale in un dedalo di vicoli collegati tra loro da cunicoli e gradinate. Tutto intorno antiche abitazioni settecentesche con ampi balconi e decorazioni in pietra lavorata. Suggestive sono le Lamie di Bitonte archi a volta in pietra di origine seicentesca che sorgono sotto il calpestio del palazzo della famiglia Bitonte. Il Palazzo Rondinelli invece risale alla fine del XVI sec. e venne costruito dalla famiglia Agnesi. Il palazzo era dotato di una torre oggi conosciuta come Torre del Carcere e un ponte di legno collegava le due strutture e aveva un’importante funzione difensiva contro gli attacchi dei Turchi. L angolo estremo del Palazzo è abbellito dallo stemma di famiglia: due spade disposte a croce di S.Andrea con le punte rivolte verso il basso. Del palazzo oggi resta il portale monumentale dell ingresso con lo stemma della famiglia Agnesi dei Doria e l aquila bicipite. La Torre del Carcere è ciò che rimane della torre di avvistamento fatta costruire nel 1518 dal principe di Salerno Ferrante Sanseverino. Intorno a questo forte fu costruito il palazzo baronale dove vivevano gli ufficiali del principe e intorno al quale si raccolsero i primi abitanti attratti dalla possibilità di ottenere un pezzo di terreno da coltivare. Del palazzo costruito dal Sanseverino rimane nella sua integrità la torre del carcere poich il resto della costruzione è stato abbattuto e ricostruito nei primi anni del 900. Nel 1900 è stato carcere mandamentale dove i detenuti scontavano le pene minori o gli ultimi mesi di detenzione. Il carcere era diviso in due parti una destinata alle donne e un’altra per gli uomini e poi una parte per il custode. Recentemente restaurata è ora adibita a biblioteca comunale ed archivio storico ed è possibile ammirare dalla cima della torre uno splendido panorama con visione a 180 della costa ionica.
La Rabatana è il più antico rione della città di Tursi ed è stato il primo nucleo abitativo di Tursi ed è letteralmente circondato per ogni lato da profondi e inaccessibili burroni. Intorno alla metà del V secolo i Goti costruirono il Castello attorno al quale sorsero le prime case in pietra e si costituì il nucleo primordiale di Tursi che crebbe a seguito dello spopolamento di Anglona ora frazione di Tursi . Verso l anno 850 la zona fu abitata dai Saraceni che lasciarono profonde tracce nell architettura e nel dialetto locale. A ricordo dei loro villaggi arabi i Saraceni denominarono il luogo Rabatana da Rabat o Rabhàdi o Arabum. La Rabatana per l ottima posizione di difesa continuò a ingrandirsi anche sotto il dominio bizantino che nell 890 scacciarono i Saraceni. Fino alla metà del XIX secolo è stato un centro popolato e importante custode di tradizioni e propulsore di cultura. La Rabatana è diventata meta turistica soprattutto per via del poeta Albino Pierro che ha fatto della Rabatana la fonte ispiratrice della sua poesia. La Rabatana di Tursi è una meta molto affascinante dal punto di vista storico paesaggistico e culturale infatti in questo quartiere possiamo individuare diversi punti di notevole interesse come la Gradinata della Rabatana una strada panoramica molto ripida di circa 200 metri a strapiombo sui burroni sottostanti. Carlo Doria nipote di Andrea Doria signore di Tursi nel 1600 la fece costruire a sue spese al posto di un pericoloso viottolo con lo stesso numero di gradini di un suo Palazzo a Genova che in seguito denominò Palazzo Tursi’. La Chiesa di Santa Maria Maggiore risalente al IX secolo fu ricostruita sul vecchio edificio attorno al 1546. Infine il Castello Gotico al centro della Rabatana: si tratta di resti e non di un castello perfettamente conservato. Alcuni scavi abbastanza recenti hanno portato alla luce resti e testimonianze importanti e significative sulla storia di questo primo insediamento.