Il castello Baronale fu costruito nel 1593 sui resti di una precedente struttura di epoca tardo bizantina. Nonostante i rimaneggiamenti subiti l’ultimo infatti risale al 1842 la struttura odierna ha conservato l’impianto originario. Particolarmente interessante è la torre ovale presente all’interno della corte del castello torre che con la sua pianta ellittica è uno dei pochi esempi esistenti e visibili in Europa. Fu realizzata con tale tecnica costruttiva su progetto dell’architetto Pietro D’Agincourt. Interessanti sono anche gli altorilievi che adornano i beccatelli dei due balconcini che si affacciano sulla piazza. Infatti tre dei sei volti di donna scolpiti in pietra locale presentano un’acconciatura molto singolare e pronunciata gli altri tre mostrano un evidente gozzo. Annessa a Palazzo Baronale è la Cappella dedicata all’Addolorata e fu edificata nel XVII sec. La struttura organizzata in un’ unica navata è impreziosita da un soffitto ligneo decorato con dipinti ad olio nel quale è stata accuratamente inserita con una cornice una tela dipinta anch’essa ad olio raffigurante una Pietà. Sull’altare si trova una statua manichino della Madonna Addolorata del XVIII secolo. Altro prezioso particolare è costituito dall’organo e dalla cantoria in legno intagliato policromo sostenuta da due colonne. Dietro l’altare maggiore si trova una fonte lavamani con vaschetta e mascherone scolpito in pietra di pregevole fattura. Nello stesso vano sono sepolti il barone Giovanni Formica con la sua consorte Barbara Donnaperna morti rispettivamente nel 1814 e 1835.
Il Castello a Viggianello sorge nel punto più alto del borgo lucano. Il primo insediamento fortificato risale al periodo romano con la costruzione di un castrum a controllo della Valle sottostante e delle numerose arterie viarie che si incrociavano sul colle Serra e già utilizate dai greci achei. In seguito i bizantini ne fecero il centro amministrativo del Kastrion che inglobava entro solide mura anche il borgo agricolo che si sviluppò tra i rioni Cella e Ravita. Successivamente durante la dominazione Normanna venne costruita la solida torre a base quadrata e furono ripristinate le mura di cinta del borgo di cui oggi restano poche e sporadiche tracce. Gli Svevi invece ampliarono la struttura e l abbellirono con fregi tipici dell arte colta federiciana. Nelle sue stanze per ben due volte soggiornò l Imperatore di Svevia Federico II nel XIII sec. Durante il periodo angioino e il successivo periodo aragonese il castello si ingrandì fino a diventare il centro militare ed amministrativo di un vasto territorio tra i più popolati e difesi della Basilicata e del Bruzio. Nel XVI sec. i Principi Sanseverino trasformarono la fortezza in palazzo cessate ormai le esigenze di difesa. Fu espugnato nel sec. XV da Consalvo de Cordoba. Ancora si conserva l antica cisterna ma non si hanno tracce del fantomatico passaggio segreto che attraverso le viscere del paese conduceva nel canale Carella permettendo ai castellani di mettersi in salvo nel caso in cui il castello veniva espugnato. Entro le mura del castello si rifugiò il generale francese Grasson con la sua guarnigione nel 1806 inseguito dal brigante locale Muscariello a capo di una folta banda di filo borbonici.
Il Castello di Marsicovetere risalente all’XI sec. sorgeva nella parte più alta del borgo esso venne abbattuto per costruire al suo posto un mulino a vento. Oggi quello che possiamo ravvisare dell’antica fortezza sono parte delle mura la torre dell’antico maniero e le due porte di accesso alla fortezza una di queste due porte è percorsa da via Castello su cui vi sono tre portali in pietra rispettivamente del 1731 del 1806 e del 1811. Con ogni probabilità le origini della fortezza risalirebbero all’età medievale poich Marsicovetere fu un’importante Contea e feudo di varie casate principesche. Grazie alla sua posizione arroccata in cima alla collina il visitatore può ammirare l’intera valle circostante e immergersi in un suggestivo panorama.
Sul castello di Acerenza non esistono notizie precise e non esiste neanche una pianta completa. Le notizie storiche certe sono che con la caduta dell’Impero Romano presa da Totila Acerenza divenne una delle roccaforti dei Goti e più tardi fu occupata dai Longobardi che la fortificarono e costruirono un castello ingrandito da Sicone dopo l’817. Il castello più volte distrutto e ricostruito oggi è parte inglobato in diverse costruzioni ciò che rimane del castello modificato nel tempo è oggi adibito a sede del Museo Diocesano d arte sacra. Nella torretta del Castello è incastonato un quadrante di orologio in pietra bianca. Si tratta di un orologio meccanico con quadrante alla romana segnante l’ora italica. Dall’analisi della morfologia urbana di Acerenza è possibile riconoscere un’ipotesi della forma e della posizione del Castello nel tessuto edilizio attuale. Passeggiando per il borgo di Acerenza sono molti i dettagli che ci richiamano alla memoria alcuni dei tratti che in passato sono appartenuti all’antico maniero come il fusto della Torre Circolare che risale alle Fortificazioni Longobarde in parte crollata ed in parte assorbita negli edifici adiacenti. Anche la Torre del castello per tipologia i materiali della costruzione e la forma austera rispecchia i caratteri dell’architettura fortificata di epoca longobarda presente nei vari centri medievali della Lucania.
Il castello di Noepoli meglio noto come Palazzo Vitelli sorge sulla cima di una collina e ha tutte le caratteristiche di una costruzione signorile che nel tempo ha conservato la sua funzione. La struttura risale al XV sec ed è costituita da alcune torri una delle quali si affaccia sulla piazza del paese e denominata dagli abitanti torretta . Caratteristica principale è il portale della struttura in pietra e con decorazioni risalenti al XVIII sec. Altro elemento di pregio del manufatto è la presenza di passaggi segreti vie di fuga che mediante recupero e valorizzazione diventeranno una rilevante attrazione turistica per il paese. Oggi è sede del municipio e del Corpo Forestale. Nello stesso Municipio è ammirabile una pietra tombale del XIV secolo che riproduce un guerriero chiamato dalla gente del posto Iacuvill . Sul dorso destro sono scolpite alcune parole in latino che originariamente dovevano fare parte di un epitaffio ma che oggi il tempo e gli agenti atmosferici hanno cancellato gran parte della dicitura rendendo la scritta indecifrabile. Dalle poche parole rimaste possiamo intuire che un certo Giacomo Ionata dedicò questo sarcofago in pietra al pio Giacomo Fortunato compianto da tutti i cittadini Noiani per la sua bontà e generosità. Risulta catalogato alla Soprintendenza alle Gallerie di Matera come pietra tombale del XV secolo già appartenuta al sarcofago di Iacopo Fortunato.
Il nome di questo piccolo centro della provincia di Potenza deriva da Castrum Petrae Paganae che significa villaggio sulla rocca fortificata . Il centro ha origini molto antiche e fu per molto tempo teatro delle guerre sannitiche e delle spedizioni di Pirro. I Goti nel 555 occuparono il territorio e successivamente fu la volta dei Longobardi e tra il IX e il X sec. fu attaccato ripetutamente dai Saraceni. A causa di quest ultimi gli abitanti di Conza e dei casali vicini si rifugiarono sulla rocca più alta e quindi strategicamente più sicura. Carlo I d Angiò nel 1278 concesse il feudo a Raynaldo de Panzellis Gallico che nel 1331 passò a Filippo Stendardo. Il feudo fu donato poi alla regina Sancia di Maiorca da parte di Roberto d Angiò che a sua volta lo donò a Mattia Gesualdo. Nel 1697 passò ai d Andrea con il titolo di marchesato fino alla fine del feudalesimo. La data della sua costruzione 533 d.C. si è potuta dedurre dai pochi ruderi delle mura esterne che danno comunque l idea dell imponenza della costruzione.
Il castello di Muro Lucano venne eretto nella seconda metà del IX sec. durante la dominazione longobarda allo scopo di presidiare i confini settentrionali del ducato di Salerno. Il Pianello l’antico borgo di Muro Lucano che è tuttora abitato si inerpica sul ripido crinale sottostante al castello ed è ad esso collegato attraverso un sentiero stretto e tortuoso. Il castello presenta un impianto pseudo rettangolare arcuato su cui si innestano due torrioni principali di cui quello di sudest detto Torrione o Torre del Carcere conserva una cisterna che le fonti indicano alimentata da una sorgente vicina. Esso era preceduto insieme al castello da un fossato e da un ponte levatoio e sembra essere databile alla metà del XVI inizi XVII secolo. Grande importanza ebbe grazie a Giovanna I D’Angiò che lo scelse come dimora estiva ma è anche il luogo dove venne uccisa soffocata nel 1382 per ordine di Carlo di Durazzo. Nel 1483 il Re di Napoli Ferrante d’Aragona ne fece una contea del suo regno e fu con l’arrivo del conte napoletano Mazzeo Ferrilli che il maniero venne ridisegnato e furono apportate alcune modifiche alla struttura iniziale. Tra i signori del castello ci furono anche gli Orsini che intervennero con opere di ristrutturazione. Non mancano i danni che il maniero ha dovuto subire a causa dei sismi come quello del 1694 e il sisma del 1980. A cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90 sono stati apportati lavori di ristrutturazione che hanno ridato nuova vita alle murature ai locali delle scuderie alle stanze e agli ampi ambienti tanto da ritrovare il profilo medioevale del progetto originario. Oggi si presenta come un imponente struttura da cui ergono due torri di età differente. La torre che volge a mezzogiorno detta torrione è la più antica essa è composta da grandi lastroni di pietra calcarea si innalza fino al primo piano ed è composta da una terrazzata sulla sua sommità. Più moderna è la torre nord che domina con la sua forma circolare l intero abitato. È formata da arcate che seguono il suo perimetro e sorge su di un enorme masso alto otto metri. L intero castello segue un perimetro irregolare dettato dalla deformità della rupe su cui si trova. Il cortile superiore ha però forma regolare. L intera pianta si presenta come un rettangolo circondato da varie porte che danno adito a spazi un tempo facenti parte degli ambienti domestici. Oggi il Castello è il fiore all’occhiello della città.
Il Castello di Balvano in provincia di Potenza sorge sullo sperone di una roccia a guardia della gola del Romagnano ed il paese che si sviluppa alle sue pendici. La costruzione risale all’epoca normanna ma di questa prima struttura non è rimasto più niente a causa degli ampliamenti che si sono avuti nel corso dei secoli e per gli eventi sismici che più volte hanno colpito il territorio. Della costruzione originaria possiamo ancora intravedere nella parte più lata degli accenni di quelle che un tempo devono essere state le torri vedetta che sorgevano a quote diverse. Originariamente la fortezza era circondata da mura con una torre cilindrica ad un angolo e si componeva di due corpi distinti di cui uno a quota più bassa dove si apriva il portone d’ingresso. Dal portone d’ingresso si accedeva ad un androne che si immetteva su una rampa gradonata la quale si collegava con il secondo corpo: l edificio vero e proprio. I danni più ingenti la struttura li ha subiti con il terremoto del 1980 quando sono crollati parti delle volte del prospetto e ha ceduto anche la rampa gradonata con l annesso viadotto archivoltato ed infine la torre cilindrica a SO della cinta muraria.
Le origini del Castello di Lauria risalgono al periodo longobardo e tale tesi è supportata dal Chronicon Salernitanum. In realtà di quello che un tempo è stato un imponente castello a difesa del territorio non restano che pochi ruderi. L’unico accesso era dal lato orientale: restano poche tracce di una scala molto ripida ed è ancora visibile l’entrata principale fondata su roccia viva. La murazione è di tipo tradizionale in pietra locale. Lo stato assolutamente precario di conservazione l’ampia vegetazione che lo ricopre non riesce a nascondere i segni di una antica grandezza dimostrata innanzitutto dal modello della pianta che vagamente ricorda il più noto Castel del Monte federiciano. Il maniero eretto in posizione dominante e completamente imprendibile era una rocca che sorgeva a guardia e a minaccia della valle per ricordare da secoli sia la forza di Ruggiero che il fascino del suo antico casato. La fama di questo castello infatti è legata alla figura di Ruggero di Lauria celebre ammiraglio d’Aragona considerato un genio militare unico poich vinse tutte le battaglie a cui partecipò. L edificio fu anche protagonista della resistenza a Napoleone e in particolare agli assalti del generale francese Massena che espugnò e punì duramente la città di Lauria insorta dopo l’occupazione francese nel 1806. Molti abitanti l’8 e il 9 agosto di quell anno furono barbaramente trucidati dai soldati napoleonici: l’evento è passato alla storia come il Massacro di Lauria. Il Castello ne uscì duramente provato e il resto lo fecero i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale ma ancora oggi la rocca quando si entra a Laura balza subito all’occhio anche perch da essa si gode di una veduta mozzafiato su tutta la Valle del Noce. Il Castello Ruggero vincolato peraltro a Bene Monumentale dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata è stato messo in sicurezza dallo stesso ente nel settembre del 2017. Anche intorno a questo castello aleggia una leggenda secondo cui tra le sue mura i feudatari ospitassero le più belle fanciulle della regione per istruirle nell’arte dell’amore e dello spionaggio inviandole quindi presso i signori che ne facessero richiesta. Si racconta che un giorno una di queste belle fanciulle cresciuta da uno dei signori del castello si fosse innamorata di un inserviente. Il signore preso dall’ira uccise il servo pensando di rimanere solo ed ancora amato come un tempo. Ma una notte di tempesta la fanciulla chiese al signore di seguirla nei sotterranei dove avrebbero assaporato il frutto dell’amore. Nello scendere le scale il signore vide aprirsi una porta: era il fantasma dell’ucciso che pretendeva l’amore più caro del signore l’anima. Si racconta che il signore fosse precipitato da una finestra del castello gettato dalla fanciulla e dal fantasma del servo e da allora si sentono ancora degli spifferi che raccontano questa orribile storia.
Il Castello di Colobraro in provincia di Matera sorge a 665 mt e a sud ovest si affaccia sul centro storico del paese invece a nord est volge sul pendio della roccia su cui sorge e verso l esteso panorama della valle del Sinni da cui si gode un panorama mozzafiato unico ed irripetibile: Monte Coppola il Centro storico di Valsinni la rabatana di Tursi il Golfo di taranto la costiera jonica tutto il Massiccio del pollino. Secondo alcune fonti la sua costruzione risalirebbe all’804 secondo altre bisogna far risalire la costruzione al 1013 al 1052. La struttura interna del Castello conteneva oltre 40 vani al primo piano e vastissimi magazzini al piano terra. Una scala elevata su 4 arcate cieche raggiungeva luscio della grandiosa sala di entrata ancora oggi identificabile. Più tardi venne formato il piano utile di costruzione e su di esso furono edificate 6 grandi sale e in seguito una scuderia. Nei 1500 sorsero altre costruzioni: un grande salone di circa 150 mtq ed inoltre quattro sale più piccole. Questa parte edificata sotto i Carafa doveva avere maggiore senso artistico. Completava la bellezza architettonica dell’edificio un palazzo ad angolo del prospetto denominato piaggeria. Era adibito a residenza degli armigeri e degli scudieri. Crolli e demolizioni furono attuati già in precedenza a seguito del terremoto del 1856 delle frane del 1907 e del 1921. Di recente è stato effettuato un restauro conservativo e di recupero grazie al quale lo si è potuto riaprire al pubblico.