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I Palmenti di Pietragalla: un tesoro nascosto tutto da scoprire

Un percorso, 200 case e una storia fatta di tradizioni, di vino e di antichi saperi contadini

I Palmenti di Pietragalla: un tesoro nascosto tutto da scoprire
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I Palmenti di Pietragalla: un tesoro nascosto tutto da scoprire

Un percorso, 200 case e una storia fatta di tradizioni, di vino e di antichi saperi contadini

La Basilicata è una terra ricca di antiche tradizioni, le quali sono entrate in simbiosi con la natura creando così un patrimonio turistico e culturale davvero suggestivo, da tramandare nei secoli e custodire con gelosa meticolosità. Parte di questo patrimonio, però, è ancora tutto da scoprire, nascosto all'interno del paesaggio rurale che forma l'ecosistema lucano. È in casi come questi che la locuzione “tesoro nascosto” acquista davvero un senso. Uno dei tesori nascosti della Basilicata si trova a Pietragalla, un comune della provincia di Potenza dalla grande tradizione contadina la cui memoria è custodita in costruzioni del XIX secolo note come Palmenti.

I palmenti sono quei luoghi in cui viene preparata l'uva per farla diventare vino. Secondo gli studiosi il termine “palmento” deriva dal latino pavimentum, ad indicare il piano pavimentale dove si pigiavano le uve; altri, invece, ritengono che derivi da pavire, ossia l'atto di pigiare. A prescindere dall'etimologia del sostantivo, all'interno di queste strutture l'uva si pestava, veniva fatta filtrare e bollire per tramutarla in mosto. Sempre all'interno dello stesso ambiente, avveniva il riempimento delle botti nel momento opportuno. Gli abitanti di Pietragalla hanno utilizzato le rocce delle colline che costeggiano il borgo per scavarvi queste suggestive casette rurali caratteristiche dei paesi contadini.

Nel comune lucano sono presenti circa 200 palmenti e strutturalmente si somigliano un po' tutti. Il tetto è interamente percorribile, dato che si tratta di costruzioni scavate nella roccia, e su tutte è presente un'apertura la quale funge da sfiato per l'anidride carbonica generata dalla fermentazione.

L’interno del palmento presenta due o quattro vasche (dove sono presenti quattro vasche, due erano per il vino rosso e due per il vino bianco). L'uva raccolta veniva versata nella vasca più piccola e pigiata a piedi nudi. Il mosto fuoriusciva attraverso un foro, cadeva nella vasca sottostante in cui si raccoglievano anche i grappoli d'uva. Dopo la fermentazione, che durava dai 15 ai 20 giorni, il vino, spillato e messo nei barili, veniva inserito nelle botti e trasportato in paese per invecchiare in cantine sotterranee, scavate sotto le case, note con l'espressione dialettale di “rutt".

L'usanza di pigiare e conservare l'uva all'interno di queste costruzioni risale al XVI secolo da una tradizione francese che si è radicata nella Lucania in seguito all'occupazione della Puglia e degli Abruzzi. Nel corso dei secoli queste costruzioni si sono evolute in vere e proprie industrie vinicole. Alcune hanno funzionato fino alla metà del XX secolo, altre funzionano ancora oggi. A Pietragalla, l'insieme dei palmenti è divenuto un'attrazione turistica sotto l'istituzione del Parco Urbano dei Palmenti.

I Palmenti di Pietragalla rappresentano davvero uno di quei tesori nascosti di una Basilicata viva, che affonda le sue radici nella storia e nella tradizione contadina del Meridione, quella più vicina e comune ai borghi rurali lucani. Un'attrazione da fissare obbligatoriamente in agenda per un'eventuale vacanza che tocchi l'entroterra di questa regione tutta da scoprire.

Comments :
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      17th August, 2019 at 01:25 pm
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